Definizione e Struttura

La formulazione della diagnosi infermieristica è il logico ampliamento della raccolta dati relativi all’accertamento, attraverso:
• Analisi dei dati
• Interpretazione dei dati raccolti
• Individuazione del problema
• Formulazione degli obiettivi.

Per diagnosi infermieristica, la NANDA intende:” un giudizio clinico sulle risposte date dall’individuo, dalla famiglia o dalla società ai problemi di salute e ai processi vitali, reali o potenziali. La diagnosi infermieristica fornisce le basi per effettuare una scelta degli interventi assistenziali infermieristici che porteranno al conseguimento degli obiettivi dei quali è responsabile l’infermiere”.
La struttura della diagnosi infermieristica si compone di elementi utili essenzialmente per l’adozione di un linguaggio infermieristico condiviso.
Per ogni diagnosi vengono identificate attualmente delle componenti fondamentali, che sono:
il titolo,
la definizione,
le caratteristiche definenti,
i fattori correlati,
i fattori di rischio.

Gli elementi componenti sono:
Titolo: deve “qualificare” la tipologia del problema;
Definizione: ci permette di comprendere in modo chiaro e preciso il significato della diagnosi, contribuendo così a differenziarla da quelle che le assomigliano;
Caratteristiche definenti: si articolano in maggiori (presenti nell’80-100% dei casi) e minori (presenti nel 50-70% dei casi), sono l’equivalente dei segni e dei sintomi soggettivi e oggettivi presenti in relazione a una determinata diagnosi;
Fattori correlati: sono i fattori eziologici che determinano una certa situazione, raggruppati in quattro categorie:
fisiopatologici (biologici o psichici),
situazionali (ambientali, sociali, personali),
fasi maturative (legati all’età),
trattamenti (terapie, interventi).
Fattori di rischio: sono fattori ambientali ed elementi che aumentano la vulnerabilità di una persona nei confronti di un evento che può danneggiare la salute.

Nel passato l’impegno diagnostico è stato ostacolato dalla mancanza di un lessico specifico per i problemi infermieristici.
L’utilizzo delle diagnosi infermieristiche presenta alcuni vantaggi (Bemareggi, Colleoni, Pe- di rispa rom, 1997, modificato):
• facilita la comunicazione tra gli infermieri attraverso l’utilizzo di un linguaggio comune;
• facilita la collaborazione;
• stimola l’approfondimento della conoscenza del cliente;
• permette un incremento dello spazio di autonomia e di responsabilità professionale;
• facilita l’acquisizione del metodo diagnostico da parte degli studenti; facilita la ricerca infermieristica.

Gli svantaggi e i limiti risultanti dall’utilizzo delle diagnosi infermieristiche risultano invece essere:
· la complessità dell’approccio diagnostico;
· la possibile incongruenza/incompatibilità tra modello concettuale infermieristico e diagnosi
infermieristiche;
· la modalità di validazione di tipo prevalentemente induttivo;
· il riferimento a una tassonomia che ha avuto origine in un’altra cultura, con riferimenti professionali
e legislativi diversi;
· l’esistenza di una pluralità di tassonomie che, se da un lato rappresentano una ricchezza, dall’altro rischiano di allontanare la prospettiva di un linguaggio disciplinare comune;
· il rischio di limitare la loro finalità alla collocazione del cliente in categorie.

La discussione sulle diagnosi infermieristiche ha sollevato il dibattito su quali siano gli ambiti di autonomia degli infermieri e su come si possano definire quegli ambiti in cui i medesimi agiscono in collaborazione con altre figure, in particolare sanitarie, nello specifico mediche.
È Carpenito che cerca di affrontare la questione da un punto di vista concettuale, senza peraltro riuscire a risolvere alcuni problemi di fondo che probabilmente richiedono ancora anni di evoluzione a diversi livelli.

Il modello bifocale dell’attività clinica che viene proposto da Carpenito sostiene che “considerati congiuntamente, le diagnosi infermieristiche e i problemi collaborativi comprendono la gamma di risposte che l’infermiere è abilitato a trattare, definendo così la natura unica dell’assistenza infermieristica” (1996),

La modalità di identificazione dei problemi collaborativi è basata sulla possibilità o meno, da parte dell’infermiere, di prescrivere gli interventi principali in vista dell’obiettivo (Carpenito,1996); ciò sta a indicare che è il tipo di abilitazione all’esercizio professionale che porta alla distinzione dei problemi che confluiscono nelle diagnosi infermieristiche da quelli che costituiscono problemi collaborativi.
Carpenito propone inoltre che gli obiettivi relativi ai problemi collaborativi non vengano centrati sul cliente, proprio perché i risultati non dipendono solo dall’attività degli infermieri, e suggerisce di centrare la loro formulazione sugli infermieri, che sapranno gestire o ridurre al minimo tali complicanze.
L’accertamento infermieristico consiste nella raccolta e classificazione dei dati e conduce alla fase successiva che è la formulazione della diagnosi. In seguito l’infermiere stabilisce il piano di assistenza, seguito dall’esecuzione (o intervento). La valutazione dei risultati è l’ultima fase del processo assistenziale e conduce non solo ad un’ulteriore raccolta di dati, ma anche ad una ridefinizione dei problemi del paziente e alla pianificazione di nuovi interventi.
La raccolta e la classificazione dei dati sono guidate dai concetti fondamentali della disciplina infermieristica e sono finalizzate ad ottenere informazioni relative al paziente, considerando i fattori fisici, psicologici, socioculturali ed emotivi che possono influenzare il suo stato di salute.
L’accertamento serve inoltre a indagare il grado di autonomia dell’individuo nel soddisfacimento del bisogno, al fine di poter esprimere un giudizio infermieristico clinico e pianificare così azioni che siano di sostegno, guida, compensazione o sostituzione.
La raccolta dei dati avviene durante ogni interazione tra infermiere e paziente e tramite la consultazione delle altre fonti disponibili.
I dati dell’accertamento devono essere raccolti e ordinati in modo da prevenire l’omissione di informazioni utili per la formulazione della fase successiva del processo di nursing e cioè la diagnosi.
Per organizzare i dati si possono usare dei modelli di riferimento tra cui il modello dell’accertamento
fisiologico sviluppato da Gordon.
Gordon propone che l’infermiere ripartisca i dati raccolti in 11 diverse aree e poi le valuti per determinare se l’area o il modello sia funzionale o non funzionale per un particolare utente.
La struttura dei modelli funzionali di Gordon ha carattere olistico e si applica alla persona in considerazione del fatto che le entità distinte vanno ricollegate all’unicità e complessità della persona.