I.C.A.

Indice di Complessità assistenziale (I.C.A.)
La metodologia dell’Indice di Complessità Assistenziale (I.C.A.), elaborata nel 1999 sulla base del “Modello delle Prestazioni Infermieristiche” (Cantarelli, 1997), è un valido strumento di analisi manageriale dei flussi operativi infermieristici (Cavaliere, 2009). La metodologia I.C.A., infatti, si propone non solo come uno metodo di raccolta dei dati, ma piuttosto come un sistema integrato di analisi organizzativa in grado di favorire l’applicazione dei modelli professionali assistenziali e di garantire un adeguato processo decisionale dell’infermiere.
Tale indicatore esprime frequenza e caratteristiche di presentazione delle problematiche assistenziali, opportunamente sintetizzate e standardizzate, unitamente alle possibili variazioni. Il fine è quello di orientare l’attività infermieristica al riscontro di priorità assistenziali individuali o generali (siano esse del singolo utente o di un’unità operativa o anche di strutture maggiori), disponendo di informazioni e garantendo così la valutazione e il migliora- mento continuo della qualità.
Come accennato, il metodo del calcolo dell’I.C.A., sviluppato sull’approccio teorico del “Modello delle Prestazioni Infermieristiche” (Cantarelli, 1997), ha l’intento di ribadire la centralità del singolo paziente nel processo di assistenza infermieristica e di ricavarne standard generali di riferimento.

Tale strumento consiste nella compilazione di un gruppo di schede di “Rilevazione dell’Indice di Complessità Assistenziale”, cui è unito un protocollo di linee guida, e nell’elaborazione dei dati ricavati. Tali dati riassumono le generalità dell’assistito e ne identificano la complessità assistenziale totale e relativa alle singole prestazioni individuate per ogni singolo livello del continuum autonomia/dipendenza (Cavaliere e Susmel, 2001).
Tale metodo, basato sui cinque livelli di complessità assistenziale che si correlano alla condizione della persona assistita definiti nel “Modello delle Prestazioni Infermieristiche” della Cantarelli, configura il “Numero Indice di Complessità Assistenziale”. Tali livelli definiscono sia le finalità dell’intervento infermieristico, sia le azioni che ne derivano, ossia: indirizzare, guidare, soste- nere, compensare, sostituire.
Gli “Indici di Complessità Assistenziale” attribuiti alle prestazioni infermieristiche permettono la costruzione di una griglia di rilevazione impostata sulle competenze poste in capo agli infermieri e la misurazione quali – quantitativa della complessità degli interventi richiesti dal caso/problema trattato (complessità intrinseca della prestazione). Attraverso il costante rilevamento dei dati, gli infermieri ottengono quotidianamente la misurazione della complessità per singolo malato, attraverso un sistema di misurazione obiettivo, verificabile e riproducibile.
Il fulcro di tale metodologia risulta essere il nomenclatore, ovvero una lista di attività infermieristiche classificate per peso o livello, che acquista validità ponendo come base un modello concettuale dell’assistenza infermieristica. Il peso rispecchia il punteggio dell’azione o attività in termini di complessità organizzativa, conoscitiva, pratica/manuale, intellettuale, educativa, ecc.. Il punto di forza del nomenclatore, e quindi della metodologia stessa, è pertanto la sua profonda condivisione all’interno del gruppo disciplinare. Questo strumento, infatti, acquista forza se viene redatto, validato, verificato e implementato dal gruppo disciplinare che poi dovrà utilizzarlo quotidianamente.
Infine, risulta importante sottolineare come l’I.C.A., attraverso la definizione e pianificazione delle attività, permetta: (i) a livello assistenziale, di stabilire priorità e criticità; (ii) a livello di coordinamento, di creare modelli organizzativi più appropriati e identificare le necessità formative; (iii) a livello di management, di creare una base dati interrogabile utilizzando un numero elevato di variabili e per- mettendo una lettura efficace ed immediata della realtà oggetto di analisi.
Conclusioni
Saper rispondere ai bisogni dell’utente in maniera efficace, flessibile, personalizzata ed economicamente compatibile con le risorse a disposizione, creando per ciascun paziente un piano assistenziale personalizzato, modificabile dinamicamente, costituisce condizione prioritaria per garantire alti standard qualitativi dei servizi sanitari.
A tal proposito, la definizione del fabbisogno delle risorse infermieristiche e del personale di supporto, atto a garanti- re adeguati ed appropriati livelli assistenziali nelle diverse aree cliniche, rappresenta sicuramente un elemento centra- le nel contesto di una programmazione sanitaria. Nonostante ad oggi poche metodologie di misurazione della complessità assistenziale siano riuscite ad affermarsi, si è sempre più consapevoli che una migliore performance infermieristica può determinare non solo un maggior con- trollo della spesa e un utilizzo appropriato del personale, ma anche un outcome superiore per il paziente.