La rappresentazione della conoscenza: le tecnoscienze

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Le tecnoscienze

  • Nella visione classica vi è una netta distinzione tra scienza “logoteorica” e tecnica (di cui si può fare un uso buono o cattivo).
  • Nell’epoca moderna e contemporanea si introduce inoltre una ulteriore distinzione tra azione (che ha implicazioni etiche) e scienza e tecnica (che ne sarebbero prive).
  • Tuttavia, nell’epoca contemporanea, le tecnoscienze si rapportano alla natura in maniera operativa, come una gamma di processi contingenti modificabili, modificando il rapporto gerarchico tra scienza teorica e tecnica.
  • Differentemente dalla scienza e dalla tecnica, la tecnoscienza non ha come oggetto solo la natura “esterna”, ha investito l’essere umano. Tale estensione ha assunto particolare forza sotto l’impulso delle tecnoscienze biomediche che hanno naturalizzato la specificità antropologica e, fino a considerare l’uomo come un complesso biofisico contingente e modificabile nel genoma, nel corpo, nel cervello, fino a investire la concezione della morte.
  • Pur non negando la natura simbolica dell’uomo essa viene relativizzata nella naturalizzazione: non esiste “spirito” senza cervello, essere senza genoma, produzione simbolica (istituzionale, culturale e morale) dell’umanità senza produzione tecnobiofisica.
  • “Se per certi versi è comunque esatto affermare che la tecnica oggi è strumento, è erroneo pensare che la sua natura sia semplicemente strumentale”
  • La tecnica contemporanea, costituendosi in stretta relazione con l’impresa scientifica, diviene infatti “poietica” non solo in relazione alla fattualità naturale e alla realtà umana, ma anche in relazione alla elaborazione concettuale del sapere stesso, introducendo nuove categorie di pensiero e, ancora di più, ponendosi come nuova forma di conoscenza del reale. Nella tecnoscienza, infatti, si istituisce una sorta di circolarità fra il momento conoscitivo e quello operativo-strumentale, tale da rendere la stessa impresa conoscitiva “viziata” dalla finalità pratico-operativa. Ciò che governa la tecnica, accanto ad una volontà pratica di dominio delle cose, è anche una esigenza conoscitiva. La tecnoscienza conosce e “crea” conoscienza(tecnologia).
  • “La volontà di dominio, tante volte sottolineata come carattere della tecnica, è frutto anche di una certa modalità del conoscere, che si attua soltanto attraverso il fare (…) lo strumento tecnologico è infatti sempre integrato, e perciò vissuto, nell’intenzionalità conoscitiva dell’uomo”

Cfr. Pessina A. Bioetica. L’uomo sperimentale (2009)

  • Di fatto, ciò a cui si assiste col paradigma della tecnoscienza, è il mutamento della tecnica da mero strumento a vero e proprio mediatore tra l’uomo e la realtà, da forma dell’agire pratico a forma del conoscere: l’impresa tecnoscientifica, quindi, ha in sé un carattere speculativo e non solo pratico, e di questo occorre tenere conto, specie in relazione alla pretesa auto-esaustiva della tecnoscenza.
  • Secondo talune prospettive, il riconoscimento della natura operativa della tecnoscienza dovrebbe causare il ritiro delle domande ontologiche e logoteoriche relative al senso, all’essenza o alla referenza, a vantaggio di interrogazioni puramente operative. Anche la teoria, quindi, può essere vista unicamente come uno strumento, e il reale diviene tutto ciò che può essere riproducibile, manipolabile, trasformabile, anche concettualmente.
  • Si intuisce quanto questo possa essere problematico specie in relazione alla comprensione dell’uomo a partire da una prospettiva di questo tipo: la lettura antropologica, infatti, non solo risulterebbe estremamente impoverita, per via dell’intrinseco riduzionismo della tecnoscienza, ma sarebbe anche condizionata pesantemente dalle esigenze strumentali che l’agire e il pensare tecnico portano con sé.
  • Tale problematicità si rende evidente a partire dalla considerazione del specifico contenuto pratico e teorico introdotto dalle tecnoscienze. contenuto pratico: l’incidenza diretta che le tecnoscienze hanno sul modo di agire dell’uomo, modificandone il comportamento contenuto teorico: l’impatto delle tecnoscienze sul modo di pensare, di elaborare i concetti, di comprendere la realtà e, in modo particolare, l’uomo (antropologia).

Tecnoscienze ed etica

  • Si intuisce allora quanto sia scorretto affermare una presunta neutralità delle tecnoscienze: esse infatti partono da una determinata idea di uomo che non è “neutra” e veicolano (modificandola o, talvolta, creandola ex novo) una determinata visione antropologica che riduce l’uomo a mero oggetto dell’agire tecnoscientifico.
  • Recuperare, quindi, la prospettiva etica nel conoscere e nell’agire delle tecnocienze significa:

– Riconoscere che l’agire tecnico scientifico non è “neutro”

– L’agire tecnoscientifico va sempre valutato da una prospettiva morale (e quindi non solo in termini di efficacia)

– Riproporre una idea di uomo (oggetto delle tecnoscienze) non riduzionista ma comprensiva di tutte le dimensioni dell’esistere (psicologica, spirituale, relazionale, ecc.)

Pubblicato da korraton

Laureato Magistrale in scienze infermieristiche e ostetriche presso l'università Cattolica del Sacro Cuore di Roma.

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